...io vado avanti...pero' lascia un commento un po' piu' articolato, su
---------------------------------------------------------------------------------------------------
Arrivarono alla radura in poco tempo. Al centro del bosco, gli alberi sparivano d’improvviso, lasciando il posto all’erba ed ai rovi. Al centro della radura, un gruppo di pietre nere, lucide, dai bordi affilati, conficcate profondamente nel terreno gelato.
Schegge?
Delta si avvicinò. C’era qualcosa di innaturale in quei monoliti. La loro superficie era tiepida, di un calore che a tratti pareva quasi pulsare, quasi... quasi come qualcosa di vivo. Riconobbe subito il tepore del Mana.
Mana, certo. Per qualche strana ragione, le pietre ne erano ricolme. Ecco cosa scioglieva il ghiaccio, ecco cosa nutriva le piante.
Ma allora, perché gli alberi si diradavano attorno a loro?
“Hai visto qui?”.
Delta si chinò, per osservare ciò che il ragazzo gli indicava. Quasi non credette ai suoi occhi.
Rune. Quelle rune...
Si voltò verso di lui.
“Le avete fatte voi?”.
Il ragazzo alzò le spalle.
“Nessuno qui sa leggerle. Tu sei capace?”.
Delta sfiorò la superficie. Le rune scintillarono di un debole alone rosso, percependo il suo tocco.
Ottime, riflettè. Antichissime.
“Sai leggerle?”.
Delta lo guardò negli occhi. Indicò una delle rune.
“Questa è... la runa per
dolore. Questa è
eternità. Questa significa
viaggio. Ma sono solo frammenti...”.
Cercò ancora tra le pietre, ignorando lo stupore del ragazzo, sperando in una frase più articolata.
Non fu una ricerca lunga. Presto trovò una superficie più ampia, liscia, con molti frammenti illeggibili ed infine una frase...
“Che stai facendo qui, straniero?”.
La voce di Settima Luna lo riportò al mondo. Pareva seccato. Molto seccato.
“Ti ho cercato per tutto il villaggio. Abbiamo finito il pranzo da un pezzo”.
Delta si alzò.
“Perdonami” disse “prometto che non sparirò più. Grazie, ragazzo” aggiunse, rivolto alla sua guida.
Ma il figlio di Lama Sicura era già sparito. Settima Luna gli scoccò un’occhiataccia, poi si incamminò verso il villaggio.
Prima di seguirlo, si voltò un’ultima volta verso il gruppo di pietre, verso le rune che vi aveva letto.
“... e sappi che questo non è che l’inizio; molto, molto altro ti...”.
Primo Inverno lo guardò negli occhi, cercando di sondare la sua anima.
Invano.
“Tu vorresti” disse piano “vedere i Mumak...”.
Delta sorrise.
“Non per divertimento, Primo Inverno. So cacciare, nelle mie terre ho catturato bestie di ogni genere. Potrei imparare qualcosa, ed esservi di aiuto. Posso...”.
Primo Inverno sollevò una mano.
“Tu non mi hai detto perché sei qui, Ombra che Cammina, ed io non te l’ho chiesto, perché ho deciso di fidarmi di te. Ma di una cosa sono sicuro...” espirò “non sei qui per cacciare Mumak”.
Tacque, aspettando la sua reazione.
Delta fissò il vecchio negli occhi. Occhi chiari, profondi.
Quanto poteva dirgli, quanto doveva nascondergli?
“Voglio vedere la loro pista. Voglio vedere i loro pascoli”.
Primo Inverno sorrise.
“E speri di trovarci qualcosa. Qualcosa che per te ha un valore...” si fermò per un istante, riflettendo “Sei fortunato, Ombra che Cammina. Abbiamo bisogno di carne. Lama Sicura guiderà i cacciatori, partono domani. Devi convincere loro, non me...”.
Lama Sicura arrivò poco dopo. Mentre il vecchio capo villaggio gli spiegava la situazione, lui e Delta ebbero modo di studiarsi a vicenda.
Il cacciatore era alto e muscoloso, il volto duro segnato dalle intemperie e dalle estenuanti cacce. Era un uomo che probabilmente, in un altro clima, sarebbe diventato il campione di qualche signore della guerra, o di qualche monarca.
Qui, era il capo dei cacciatori. Sentito il suo nome e incrociato il suo sguardo, si aveva l’impressione di sapere già come comportarsi con quell’uomo.
Cosa Lama Sicura pensasse dello straniero, per ora restava nascosto nei suoi occhi di ghiaccio.
Quando Primo Inverno ebbe finito, il cacciatore si rivolse a Delta.
“Sei venuto fino a qui da solo, straniero?”.
Delta si prese un istante per rispondere. Gli sembrò di cogliere una sfumatura di rispetto, nella voce di Lama Sicura.
“Solo con Vartan”.
Il quale si stava in quel momento rotolando nella neve, poco lontano. Il cacciatore lo osservò per alcuni istanti, in silenzio, poi si rivolse di nuovo a Delta.
“Seguimi”.
Non fecero che pochi passi, fino ad un tronco piantato nel ghiaccio.
Il cacciatore si fermò ad una decina di metri, sguainò uno dei lunghi coltelli che portava alla cintura, lo bilanciò in mano e lo lanciò.
La lama sibilò nell’aria per un breve istante, poi si conficcò nel tronco per un buon palmo.
Lama Sicura estrasse l’altro coltello e lo porse a Delta.
Delta lo prese, lo bilanciò e fece un passo indietro. Scagliò quasi senza mirare.
Colpì il tronco un centimetro sotto l’altro coltello, entrando per quasi tutta la lama.
Un sorriso si aprì sul volto del cacciatore.
“Preparati per domani, Ombra che Cammina. Partiamo all’alba, stiamo via due settimane almeno. Fatti trovare pronto. I Mumak non aspettano”.
----------------------------------------------------------------------------------------------------